“Io credo nel rosa. Io credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie. Io credo nei baci, molti baci. Io credo nel diventare forte quando tutto sembra andare storto. Io credo che le ragazze felici siano le ragazze più belle. Io credo che domani sarà un altro giorno, ed io credo nei miracoli.”

Audrey Hepburn

Il rosa è il colore femminile per eccellenza, soprattutto nell’infanzia.
Il fiocco rosa appeso alla porta, la coperta nel passeggino, i vestiti delle bambole… ma è sempre stato cosi?
Nel XVIII secolo erano gli uomini a vestirsi di rosa, perché derivato dal rosso era simbolo di forza; alle donne era associato il blu perché legato al velo della Vergine Maria, i bambini erano vestiti di bianco.
Per quanto possa sembrare strano immaginare un uomo vestito di rosa, basterebbe pensare al celebre ‘pink suit’ l’abito rosa indossato da Jay Gatsby nel Grande Gatsby, capolavoro di F.Scott Fitzgerald del 1925.
Il rosa non solo era indossato dagli uomini, ma la differenza di genere tra maschio e femmina non era ancora presente; in un edizione del 1918 di Earnshaw’s Infant’s Department si legge:
‘ La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine.La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore deciso e forte, risulta più adatto a un maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine’
Solo negli anni 80 scomparvero gli abiti unisex e si imposero definitivamente una serie di stereotipi legati all’infanzia e al mondo dei giocattoli: soldatini e costruzioni per i maschi, bambole e pentoline per le femmine.
Negli anni 50 il rosa era diventato il colore prediletto delle bambine affascinate dal mito di Barbie e dal suo mondo glitteroso.
Contro il rosa e la bambola più svampita del mondo ci sono state sempre proteste, per le femministe nemiche della bambola, Barbie è troppo perfetta, troppo bionda e inoduce, addirittura, le bambine all’anoressia e/o chilurgia plastica.
Barbie è troppo sexy, una proiezione della donna-oggetto che ha come massima aspirazione fare shopping e cambiare spesso abiti.
Con il mio massimo stupore, ho scoperto che in America esiste addirittura un movimento chiamato Pinkstinks, che porta avanti dal 2008 una vera e propria battaglia contro il rosa.
Secondo questo movimento il rosa non è un semplice colore, ma racchiude in se uno stereotipo di genere considerato nocivo per il sesso femminile.
Vi lascio il link del loro sito per giudicare voi stesse e conoscere le varie iniziative che promuovono : www.pinkstinks.co.uk.
Tornando alla moda di questa primavera 2017 Pantone ha dichiarato la lista ufficiale delle nuove Palette, tra cui troviamo il DOGWOOD : un rosa cipria, una sfumatura delicata di rosa che infonde luminosità e morbidezza.
Nella storia della moda a contribuire al successo del colore rosa sono stati: Gucci, Prada e la maison Schiaparelli con il famoso rosa shocking.

 

 

Stando a quanto afferma l’Express, i meriti del successo di questo colore andrebbero soprattutto alla moda italiana.
Sulle passarelle il color Dogwood lo troviamo in Fendi, Blumarine o negli accessori di Dior.
Quindi mie care amiche la tendenza della primavera sarà questo colore cosi delicato, femminile ed elegante.
Anche io voglio credere nel rosa, nelle sue sfumature delicate e nel suo essere donna.
Non amo l’effetto candy candy ma attentamente dosato mi piace.

 

PINK IS THE NEW BLACK

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